mercoledì 29 maggio 2013

Il ferro nella Rivoluzione Industriale

Nell'Inghilterra del Settecento un ruolo decisivo ebbe l’industria del ferro che si sviluppò  e si intrecciò a quella tessile e fu protagonista della Rivoluzione industriale.
Infatti,la crescita continua della domanda di prodotti tessili spinse a intensificare il processo di industrializzazione e di meccanizzazione: si innescò pertanto un processo circolare di sviluppo. 

Benché non fosse povera di miniere di ferro, l’Inghilterra, ancora per buona parte del Settecento, fu costretta a importare ghisa in barre dalla Svezia. La fusione del ferro avveniva in altiforni alimentati con carbone di legna .Il rapido esaurimento delle riserve di legname, l'alto costo dei trasporti e la scarsa purezza della ghisa prodotta, rendevano poco economica la siderurgia nazionale. La svolta si ebbe a partire dal 1783, quando Henry Cort mise a punto una tecnica che permetteva di fondere la ghisa in altiforni per mezzo del coke, carbon fossile sottoposto a una speciale cottura che ne riduceva le impurità. La siderurgia inglese si metteva così in condizione di soddisfare la crescente domanda di prodotti ferrosi che proveniva dall’agricoltura e dal settore tessile, raddoppiando, in meno di vent'anni, la produzione di lingotti di ghisa. Si venne creando un circolo economicamente propulsivo fra il carbone, di cui la Gran Bretagna era ricca, e il ferro: una produzione stimolava l'altra e la rete dei trasporti veniva incessantemente migliorata in modo da sostenere tale sviluppo. Nel corso degli anni le innovazioni continuarono ad aumentare tanto che la produzione di ferro passò dalle 15mila tonnellate del 1750 alle 445mila del 1823, con la conseguente possibilità di ampliare notevolmente la costruzione delle ferrovie, la diffusione dei trasporti e la distribuzione delle merci.


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